

Oggi, 13 marzo 2025, sono stato in tribunale per rispondere dell’accusa di apologia di fascismo in merito alla mia partecipazione alla commemorazione di Sergio Ramelli, avvenuta a Ragusa il 29 aprile 2021. Ritengo doveroso spiegare la mia posizione con chiarezza, per evitare strumentalizzazioni e per affermare pubblicamente la verità.
La Commemorazione di Sergio Ramelli: Un Atto di Memoria, Non di Politica
Il 29 aprile 2021 ho preso parte a una cerimonia commemorativa in onore di Sergio Ramelli, un ragazzo brutalmente ucciso negli anni di piombo per le sue idee politiche. La commemorazione si è svolta nel rispetto delle regole, senza disordini, senza propaganda, senza alcun intento di esaltazione politica. Era un momento di memoria, come ne avvengono tanti altri in Italia per le vittime della violenza politica.
Non ho mai avuto l’intenzione di compiere alcuna forma di apologia di fascismo. Il rito del Presente è una tradizione commemorativa, non un atto di esaltazione politica o di propaganda ideologica.
A conferma di ciò, la stessa Digos, durante il proprio interrogatorio, ha dichiarato che la manifestazione si è svolta senza alcun problema di ordine pubblico e che si trattava esclusivamente di un evento commemorativo e non politico. Questo testimonia ulteriormente l’assenza di qualsiasi finalità eversiva o apologetica nell’evento.
Inoltre, il giorno successivo alla commemorazione, ignoti hanno imbrattato le targhe toponomastiche dedicate a Sergio Ramelli, nel tentativo di cancellare il suo ricordo. Anche il sindaco di Ragusa, Peppe Cassì, ha pubblicamente condannato il gesto, dichiarando che il saluto romano, secondo recenti sentenze, non oltrepassa il confine della legalità, mentre vandalizzare un oggetto pubblico è certamente un reato.
La Strana Coincidenza: 50 Anni Dopo, Ancora un Processo
Solo oggi mi rendo conto di una strana coincidenza. Il 13 marzo 1975 Sergio Ramelli fu brutalmente aggredito sotto casa da un gruppo di militanti della sinistra extraparlamentare di Avanguardia Operaia, un’aggressione che lo porterà alla morte dopo 47 giorni di agonia. Oggi, 13 marzo 2025, esattamente 50 anni dopo, mi trovo imputato in tribunale.
Cinquant’anni fa, Ramelli fu punito per le sue idee con la violenza fisica. Oggi, come allora, si cerca di punire chi ha una visione politica diversa, non con le spranghe ma con le aule di tribunale. La storia sembra ripetersi, con strumenti diversi ma con la stessa volontà di colpire chi non si allinea a una certa narrazione.
La Legalità dell’Evento e l’Assenza di Pericolo per la Democrazia
La commemorazione è avvenuta in maniera pacifica e ordinata, senza problemi di ordine pubblico. Non ci sono state esclamazioni inneggianti al fascismo, né incitamenti all’odio o alla violenza.
Inoltre, la giurisprudenza recente della Corte di Cassazione ha stabilito che il saluto romano è punibile solo se rappresenta un pericolo concreto di riorganizzazione del partito fascista. Nel mio caso, non esiste alcun pericolo concreto: non ho mai tentato di ricostituire movimenti eversivi, né ho cercato di diffondere idee antidemocratiche.
La Diffusione del Video: Un’Iniziativa a Me Sconosciuta
Uno degli elementi chiave di questa accusa riguarda un video diffuso online che riprende la commemorazione. Preciso che io non ho mai girato, pubblicato o diffuso il video, né ero a conoscenza che fosse stato registrato.
Quando ho saputo della sua pubblicazione, i responsabili della commemorazione hanno immediatamente chiesto la sua rimozione, proprio per evitare che un momento di memoria venisse strumentalizzato. Non si trattava di un evento di propaganda politica, ma di un momento privato di ricordo.

Il Mio Pensiero: La Democrazia e il Rifiuto di Qualsiasi Forma di Totalitarismo
Non mi considero un fascista, così come non mi definisco un antifascista militante. Mi considero un democratico, che rispetta la Costituzione e le istituzioni dello Stato.
Credo nella libertà di pensiero e nel diritto di tutti di esprimere le proprie idee, senza paura di essere perseguitati o censurati. Il nostro dovere oggi è guardare avanti, garantendo la libertà e la giustizia per tutti.
Conclusione: Un Processo Sbagliato, Una Battaglia per la Verità
Questo processo non dovrebbe nemmeno esistere. Non ho mai fatto propaganda per il fascismo, non ho mai tentato di riorganizzare il partito fascista, non ho mai rappresentato un pericolo per la democrazia.
Questa vicenda dimostra quanto oggi sia facile essere strumentalizzati e trasformati in bersagli politici. Io affronterò questo processo a testa alta, consapevole di non aver commesso alcun reato, e confido che la giustizia riconosca la verità.
La memoria non può essere criminalizzata. Ricordare una vittima della violenza politica non è un crimine, ma un atto di civiltà. Spero che il tribunale lo riconosca e ponga fine a questa ingiusta accusa.
Oggi ho affrontato l’udienza con serenità e determinazione, certo di poter dimostrare la mia totale estraneità alle accuse che mi vengono mosse.